venerdì 7 maggio 2010

L’ Economia Toscana è malata. La terapia c'è: Per il Bene Comune.

Governare una Regione

Governare una regione in Italia, dopo le recenti riforme, significa governare un mini-stato. La Regione Toscana, in teoria, può autodeterminare i propri rapporti internazionali con l' Unione Europea scavalcando il Parlamento Italiano, può legiferare in materia di commercio estero, può regolamentare la tutela del lavoro, la ricerca scientifica, la salute pubblica, i porti e gli aeroporti, le infrastrutture, l' energia, la previdenza complementare, il sistema tributario e il sistema del credito regionale…e ancora può intervenire sulle politiche della casa, sulla gestione dei rifiuti e sull' acqua. Un governo regionale può cambiare la società.


Il declino economico toscano

Negli ultimi anni circa 400 imprese all’ anno solo a Firenze sono emigrate. Il virus della crisi industriale ha infettato il settore manifatturiero che è quello che assicura il 27% della ricchezza toscana e che condanna a morte ogni anno migliaia di posti di lavoro in nome dell' incapacità di fare sistema innanzi a cose più grandi chiamate divisione internazionale del lavoro e mercato mondiale. Crescono le imprese che fanno commercio all' ingrosso. Insomma, nella Toscana che cambia ci saranno sempre più cassiere laureate part-time e sempre meno tute blu ed è attuale lo spettro della disoccupazione di massa, della sottoccupazione, l' incremento della precarietà. La crisi economica toscana non fa sconti a nessun settore. Le cartiere di Lucca sono gravate dai costi energetici crescenti e da una Regione che importa carta da macero dagli Stati Uniti e che brucia la propria negli inceneritori. L' industria della gommaplastica non ha capito che il futuro sta nella bioplastica e nelle necessarie coltivazioni di girasole. La moda e i distretti tessili sono stroncati dalla concorrenza sleale della mafia cinese. Regge solo la produzione di macchine industriali, mezzi di trasporto e, in un' economia di guerra, le industrie belliche. Nel Piano Regionale di Sviluppo il turismo è una delle ultime voci in capitolo e il Made in Tuscany cala a picco nelle esportazioni. Cresce il divario tra aree ricche e povere della regione. La costa maremmana e la provincia di Massa Carrara assomigliano sempre meno a città come Arezzo, Siena e Firenze. Il prestigioso modello toscano è in crisi. Ed è una crisi strutturale e non congiunturale. Alla classe dirigente toscana sfugge di mano il quadro d' insieme e anche il consenso di importanti settori economici tanto che anche l’ ex presidente Martini venne snobbato dalla Confesercenti e dalla Confocommerico toscane al forum sull' economia. Intanto gli indicatori sulla povertà in Toscana crescono mentre il capitalismo finanziario locale viene fagocitato dalla banca armata Intesa San Paolo. Proprio la cessione di CariFirenze trova un silenzio complice nelle istituzioni locali. Nel silenzio del mondo politico e con la legittimazione di una modifica datata 2006 ad un precedente protocollo di Martini del 1999 si è ridefinito il riassetto del capitalismo finanziario nella nostra Regione che apre ai grandi gruppi bancari. Carifirenze era l' unica banca del territorio legata al mondo economico, sociale e culturale e la perdita dell' autonomia e il trasferimento della sede direzionale da via Bufalini a Milano forse avrà ripercussioni sull' economia toscana. L' autonomia storica e strategica di CariFirenze l' hanno resa da sempre un elemento essenziale per lo sviluppo del modello toscano.

In questo contesto i partiti tradizionali in Toscana come in Italia si propongono di affrontare la crisi industriale con un generico rinnovamento qualitativo del settore manifatturiero toscano industriale ed artigiano e misure di marketing volte a promuovere e a dare prestigio ai marchi toscani. Sono tutte misure che si rivelano già insufficienti perché la crisi è di stato e non è di passaggio.
Noi crediamo in un’ altra economia possibile. Occorre incentivare nuovi settori di mercato e sviluppare una nuova economia concentrandosi sulle opportunità offerte dalle tesi circa lo sviluppo sostenibile e la nuova economia, sul riordino del sistema tributario toscano verso una maggiore progressività di imposta, su politiche di sostegno della domanda come il reddito sociale di cittadinanza, su politiche di acquisti pubblici delle pubbliche amministrazioni, nanotecnologie, optotecnologie, energie rinnovabili… e in quattro parole: Per il Bene Comune.

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